13.3.02

Una serata da Maggie…

Il centro di calcolo sito in viale dell’astronomia 30, piano 6°, già sede confindustriale, ha proceduto alla rielaborazione delle preferenze espresse nella serata del 7 marzo (vigilia delle festa delle femmine), seconda puntata del festival nazional-pecoreccio della cosiddetta “canzone italiana” (…).

Nel rimandare alla visione in dettaglio del file excel allegato, si vogliono in questa sede evidenziare alcune conclusioni dell’analisi:

1. vincitore della serata l’adagio tipicamente italico “ogni lasciata è persa”, con media voto 7,57;
2. fetecchia della serata l’adagio, altrettanto tipicamente italico come abbondantemente dimostrato dal presidente del consiglio in carica, “ogni scelta è una rinuncia”, con media voto 1,5;
3. miglior concorrente canoro Patty Pravo (media 7,44), peggiore – manco a dirlo – Pippa Giordano (media 3,75);
4. la sfida tra le ancelle baudesche – metaforica del perenne dilemma maschile fra bionde e brune – ha visto prevalere di stretta misura la Belvedere sulla Arcuri (media 6,61 contro 6,5);
5. alto gradimento per gli intrattenitori Teocoli e Scarpati, mentre fra gli outsider spuntano il sempreverde romantico Memo Remigi (ma potrebbe spiegare come cazzo si fa ad innamorarsi a Milano?????) e, attenzione attenzione!!!, il professor Umberto Broccoli (aria dimessa che potrebbe celare un vecchio marpione della sottana);
6. Il Pippo nazionale incassa e porta a casa un 4,5, accompagnato dal doppio epiteto dal gusto di anatema “accentratore e fascista”, lanciato inopinatamente dalla padrona di casa.

Shakerando il tutto, vengono fuori dati piuttosto sorprendenti:
· L’ala femminile votante non pare apprezzare il genere piacione muscoloso, impersonato dal Calissano, a cui viene appioppato un 3,5 di consolazione, mentre si “sbottona” su Teocoli, Scarpati e, udite udite, Benigni: sarebbero tutti degni di essere “provati”!
· L’ala maschile, parimenti pseudo-intellettualoide, ha mostrato invece particolare apprezzamento per Matilde Brandi, individuando nell’intensità del suo sguardo l’asso nella manica.
· L’elaborazione non è purtroppo riuscita a fornire un punto di incontro accettabile sulla definizione di buco, cogliendo tuttavia nell’azione del tapparlo un’esigenza e, forse, un auspicio.
· Più chiaro, invece, l’orientamento sull’indumento intimo per eccellenza: la mutanda. Non importa la foggia, la taglia, il tessuto, l’importante è che non si indossi troppo, privandosene al momento ritenuto più opportuno (concetto di “mutanda a tempo”, da associare a quello di “bidet on demand”, quasi fossero culo e camicia).

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