27.9.05

"Cosa mi aspetto e cosa voglio"

Oltre ad un moto aggressivo, fisso,
che distingueva ogni nostro primo re-incontro,
avevo capito che anche una certa dose d'ansia
accompagnava quei momenti,
che mi vedevano diventare una trottola
impazzita, infinita.

Ieri sera, mentre parlavo al telefono,
non ho saputo non bissare.

Ero rancorosa.
Avrò avuto anche le mie ragioni,
ma mi sono accorta che mi aspettavo delle cose.
E che ero arrabbiata perchè le mie aspettattive
erano andate deluse.

mano a mano che esprimevo le mie aspettative
mi rendevo conto che prima non le avevo espresse.
pretendevo cioè che capisse leggendomi nel pensiero,
senza che io aprissi bocca.

E così, quando mi ha chiesto: "cosa vuoi?"

Ho risposto:
"Voglio che stabiliamo come affrontare il nostro problema".

E mi richiede:
"intanto cosa vuoi?"

E io:
"Voglio che nell'arco di una giornata tu faccia almeno questa cosa".

Non posso pretendere che siano gli
altri a chiedermi cosa voglio.

E le cose si sono sistemate.

Su Psicologies di questo mese:
Premessa: i nostri giudizi sugli altri sono l'espressione dei nostri bisogni insoddisfatti.
"Le 4 regole per una comunicazione da conflittuale a dialogo"
  • Osservare ciò che succede realmente a noi stessi in una data situazione e chiedersi: Nelle parole e/o gesti del mio interlocutore cosa mi fa stare male? (anzichè sparare giudizxi sull'altro)
  • Esprimere che cosa si prova (le proprie emozioni) di fronte alle parole ed ai gesti dell'altro.
  • Definire quale bisogno c'e' all'orogine di queste emozioni
  • Porre una domanda precisa cioè di cambiare una determinata azione/comportamento.

Buon martedì
^__^

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