I dolori della mia vita
Per quanto concerne i miei dolori, beh,
sono stati parecchi,inutile nasconderlo.
Molti legati alle mie nonvicissitudinisentimentali
(cotte mai ricambiate, prima di arrivare a roma)
e molte legate ai sogni che ho dovuto
prendere dal cassetto e poi rimetterli lì.
a far muffa, nel dimenticatoio.
Ricordo bene Giovanni. Sono stata stracotta di lui
(e mai ricambiata) circa 3 volte:a 14, a 17 e 22 anni
(vivendo in un circolo sportivo sono cose che accadono).
Ricordo benissimo una sera in cui, invitati entrambi
ad una festa della mia vicina, attesi Giovanni
per tutta la sera. Non venne.
Una grande delusione fu quando Io e MariaG
perdemmo a Como. ormai due Non Classificate
da classificare, e poi eravamo già campionesse
regionali nella Coppa Italia(campionato a squadre
femminile per non classificati).
Eravamo, a Como, nel tabellone Nazionale, ad
eliminazione diretta ed eravamo in semifinale.
Io combattei una partita contro una ragazza molto
forte (persi in 4 ore, 7/5-6/7, 6/7), ma la cosa più
importante fu che l’arbitro del mio incontro,
una signora di Como, era parziale e mi rubò
tante palle importanti...
Non so ancora se senza i suoi interventi scorretti
avrei vinto, ma è una cosa che non saprò mai.
MariaG. invece era così stressata dal mio incontro,
a cui aveva assistito fiduciosa, che entrò in campo
scarica e perse anche lei, in un’oretta, contro una
ragazza che valeva un decimo del suo valore.
Perdemmo. Non giocammo più la Coppa Italia.
Fummo classificate entrambe (quell’anno io, oltre
alla Coppa Italia, avevo vinto un sacco di tornei
per non classificate e quindi i punti accumulati
erano troppi per restare Non classificata).
MariaG lasciò il tennis. Io mi divertii per altri due
o tre anni circa, ma la cicatrice di quella partita
fa ormai parte di me.
Non ritengo, ad oggi, come ieri, di aver perso un treno.
Mi ricordo di quando delusi papà: assisteva ad un
incontro e criticava il mio modo di giocare.
Ricordo quando litigai con i miei genitori, perchè
lavoravo troppo e tardavo a laurearmi: durante i miei
studi ho fatto la maestra di tennis, di pomeriggio.
Il mio sogno era di diventare una maestra di tennis
della federazione italiana tennis e di fare il corso
previsto (della durata di un anno) alla Scuola nazionale
maestri.
Litigammo, con papà e mamma per via dei miei studi
rallentati...in modo feroce.
Alla fine mi laureai, ma alla Scuola Maestri non riuscii
ad entrare. Non so se mio padre tenne fede al
patto di aiutarmi ad entrare lì.
E per mesi mi preparai per passare il provino alla
Scuola nazionale Maestri. Per il mio bagaglio tecnico
(il mio tennis è quello pulito di anni fa) ero già portata
a fare l’insegnante...
Una grande passione mi muoveva...
Avrei voluto fare un lavoro statale fino alle due e poi
fare la maestra.Niente: non passai. Non avevo il “calcio” giusto.
Adesso, diventano maestri di tennis cani e porci.
Vecchie ferite. Certo è che poi ho saputo gestire bene,
direi, le mie decisioni.
Ai primi colloqui di lavoro che facevo, dicevo:
” Io ho capito di essere fatta in un certo modo
attraverso il tennis. So di avere determinate
qualità e che sono qualità da sfruttare.
Adesso devo capire se nella vita le posso usare”.
La penso ancora così, ma ormai, il mondo del tennis
non mi appartiene più. Mi fa soffrire troppo.
Chi non ha fatto uno sport a livello agonistico per anni,
come me, non può capire.
Eppure, se sono così competitiva (nel bene e nel male)
lo devo al tennis. Se ho delle certezze, da sempre,
lo devo al tennis.
Ma tutte le mie incertezze, insicurezze, le devo al fatto
di non aver fatto la vita che una ragazza dovrebbe fare:
il ragazzetto, gli amici, le serate...
Io non feci nulla di tutto questo.
Non ne sono pentita: ho vissuto altre emozioni.
Altrettanto importanti.
A domani
nb: purtroppo è un po' lungo, ma hai tutto il week end!
:)
Maggie
nb: a lunedì!
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