"Calibrare il tiro"
Durante le presentazioni che faccio nelle scuole,
alle quinte, mi capita spesso di notare stanchezza.
Non disinteresse, ma proprio
stanchezza, perchè le cose che dico sono tante
e tutte importanti e tenere alta l'attenzione per così tanto
tempo (un'ora e mezza) spesso è troppo per i ragazzi, anche
per i più volenterosi.
Hai voglia a fare battute, a fare un fiorfior di lavoro.
NOn ce la fanno.
E quindi devo tagliare.
C'e' poco da fare.
Non mi piace dovermi arrendere
a questa cosa, perchè alimenta troppo il mio ego
appurare che le cose che dico sono nuove
e interessanti.
E poi devo anche ammettere un'altra evidente verità.
Che questo lavoro alimenta un mio bisogno fondamentale:
essere giudicata positivamente da chi ho di fronte.
Sono una super mega ruffiana.
Come in ogni singolo atto che compio
nell'arco delle mie 24 ore.
Credo sia difficile trovare
sin dal risveglio
più di un'ora ...ma che dico ... dieci minuti della mia giornata
in cui io non sia impegnata in attività volte a influenzare positivamente gli altri.
chiunque essi siano.
Dipendo così tanto dal giodizio altrui che
non faccio altro che compiacerlo.
Ma anche no.
Perchè alla fine sono molte le cose
che faccio
che gli altri
li allontana...
Comunque... si lavora...:)
Domani ho un'altra scuola...
voglio trovare
un'altra formula...
1 Commenti:
compaicere gli altri è un segno di debolezza se è motivato da un bisogno di approvazione, un'ottima qualità se lo fai per trascinare gli altri sulle tue posizioni e convincerli delle tue idee.
Vedi tu
Luna
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