ULTIMA PUNTATA...GIURO...E NON TI AMMORBO PIU'...
Io e Mariagrazia continuavamo ad allenarci: footing, atletica, allenamenti…Ormai il maestro era un optional. Prendavamo il cesto con le palle e ci allenavamo da sole… palleggio e cesto ; cesto e palleggio; curavamo la regolarità e l’attacco… Mariagrazia aveva un dritto esplosivo… io un rovescio con cui scrivevo…
Di tanto in tanto collaboravamo con il nuovo maestro del circolo nei corsi collettivi e da lì imparammo a giocare in tutte le zone del campo, curando la sensibilità dei colpi, la lunghezza di palla, la tecnica…
E poi facevamo match su match… ormai, tra me e Maria, la differenza cominciava a non sentirsi… Io ero atleticamente preparata come lei, ma tecnicamente la sopravanzavo di giorno in giorno…
Un bel giorno, partita e… io avevo deciso di divertirmi, facendo un gioco un po’ più tattico, ma non da “pallettara” come facevo in genere…volevo mettermi su un piano diverso dal suo.. Tanto tra pallettare era lei quella più resistente e così decisi di “ scherzare “ un po’… smorzate, pallonetti, volee, anticipo, entrata in campo sui suoi pallonetti, senza tirare botte ( che tanto non sono mai state il mio forte )… e Mariagrazia ad un certo punto mi disse “ ma che mi stai prendendo in giro ?”…
Da quel giorno capii qual’era la mia tattica vincente…nessuna regolarità, gioco tattico, sfruttando le caratteristiche dell’avversario e volgerle a mio favore…
Se mi capitava una pallettara andavo spesso a rete; se mi capitava una che veniva a rete, facevo la pallettara.. ma il mio gioco ormai l’avoco capito era quello di “scrivere” sul campo…
I miei colpi non erano potenti, ma precisi e questo mi differenziava da tutte le mie avversarie…
Con la patente cominciai ad andare in giro per fare tornei e il primo anno, da non classificata, vinsi non so quanti tornei…da sconosciuta partivo avvantaggiata e così nel corso dei tornei nessuno sapeva come giocavo se non sbattendo il suo muso contro il mio.. e quante volte si sono fatte male…
E così passai, nel giro di un anno, da non classificata a C3, cioè feci ben due salti nella classifica regionale del tempo. Non poco per una ventiduenne…
Ricordo due partite, in particolare, che giocai da non classificata. Una a Roma, contro una ragazza più grande di me ed anche più pratica di tornei. Beh… la feci impazzire e mio padre, che mi aveva accompagnata perchè ormai in pensione, era fiero di me…
L’altra a Frascati. Giocai con una ragazza che aveva le mie stesse caratteristiche: un gioco pulito, molto più di precisione che di potenza ed e’ stato un match di “merletto”: abbiamo dato spettacolo… All’inizio c’era solo qualche spettatore, ma alla fine si era affollata molta gente a vederci giocare. Entrambe corrette, ci battavamo su ogni punto con l’accanimento di due leoni… Alla fine, a partita vinta, l’arbitro scese e mi diede la mano…come si fa in genere, ma subito dopo si .. complimentò con me…
Ancora oggi, quando incontro quell’arbitro in giro per i club ( s ???) mi chiede se gioco ancora a tennis…perche’ in giro il mio tennis non si vede piu’…
Passai da C3 a C2 e poi mi diedi all’insegnamento. Tra gli studi universitari intrapresi ed il lavoro abbandonai i tornei, ma credo che molte mie avversarie ne siano state molto … molto… contente…
Adesso gioco a tennis solo contro mio padre e qualche volta mi faccio incastrare in qualche doppio…ma niente più e ogni volta rischio di spaccare la racchetta!
Il tennis ha formato il mio carattere.
Mi ha fatto capire come sono e da allora, la mia grinta, la mia precisione e concretezza, mi sono state, sempre , di sostegno.
La capacità che avevo di modificare il comportamento delle mie avversarie mi ha sempre fatto credere
di avere quel qualcosa in più che mi avrebbe aiutata nella vita… prima o poi…
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