“Critico: un mestiere per tutti?”
Non lo so.
Io non credo che potrei farlo.
Perché fare un mestiere così, implica che si possa incorrere in
inconvenienti di vario genere, tipo:
1) essere odiato da chi colpisci ;
2) ritrovarti le ruote della macchina dilaniate! :-(
3) Essere comunque odiato… a prescindere da chi colpisci!
E io non vorrei mai sapere di essere odiata.
La vedrei come una mia mancanza verso chi “giudico”,
quando invece la mancanza dovrebbe essere proprio di chi viene colpito!
Ma perché, starai pensando, ti hanno proposto di fare la critica?
No! Ci pensavo, così… :-)
Poi, pensandoci bene, realizzo che il critico , letterario, teatrale,
cinematografico, etc, è un mestiere.
Un vero mestiere e sei pagato e licenziato per essere cattivo.
E, chissà, forse, più sei cattivo e più vieni apprezzato.
Perché dopotutto non è più difficile essere cattivi, che buoni con tutti?
Quindi sapere di avere la libertà di essere cattiva potrebbe
essere uno stimolo a fare quel lavoro scevra da legami, da pesi…
Da sensi di colpa soprattutto, no?
Pensaci: ti metti a tavolino ed avveleni la vita di una persona.
Ci trovo un certo non so che di comico e di calcolato in tutto ciò!
E poi, magari, la sera quella persona la vedi e le sei anche amico…
E tutto resta come se tu non avessi scritto niente.
Mi affascina questa possibilità.
Chi è che vorrei ferire se potessi?
Chi è che potrei ferire se volessi?
Vorrei fare del male a qualcuno?
Devo pensarci… Intanto penso al male che posso aver fatto…
Ho pensato a quella specie di “giudizio”, estremamente soggettivo,
che do sui libri che leggo.
Ma, a pensarci bene, sono mai stata cattiva con qualcuno io?
E tu?
Butto lì una osservazione: è un mese che sono ferma a
pag. 136 dell’ultimo libro di Carmen Covito e non riesco
ad andare avanti…
Colpa mia o del libro?
:-)))))
buon week end!
Maggie
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